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Oriente, Orienti.  Orientalismi. In mostra gli sguardi di Roberto Villa su Pier Paolo Pasolini

PASOLINI - YEMEN 2

Oriente, Orienti.  Orientalismo, perfino.  Almeno volendo utilizzare una definizione con cui lo  studioso Edward Said intendeva la totalità di quegli sguardi - tra i più variegati e dai più disparati punti di vista -   che la cultura europea ha da sempre rivolto verso est. Diffidenti, curiosi, ammirati, colonialisti, di superiorità, a volte. Sempre affascinati, però.

Tra questi quello di Pier Paolo Pasolini, regista, scrittore, giornalista, intellettuale italiano della seconda metà del Novecento, è  stato uno dei più lucidi e acuti al limite di una vocazione profetica che solo la poesia può dare. 

Posandosi su Paesi del vicino Oriente  come Yemen o  Iran,  che  drammatiche vicende geopolitiche hanno reso mete ormai praticamente impossibili da raggiungere. Dall’elegante ponte pedonale ad archi di Isfahan agli stupefacenti grattacieli di sabbia di Sana’a, ora la traiettoria di quello sguardo, che mantiene intatta tutta la sua freschezza,  si può seguire in tutta la sua ampiezza in una mostra fotografica a Castello D’Albertis Museo delle Culture nel Mondo di Genova. (Gli Orienti di Pier Paolo Pasolini | Visitgenoa). 

Ha infatti inaugurato – alla presenza dell’autore e  con la partecipazione di Moni Ovadia, grande estimatore e conoscitore di Pasolini - la mostra Gli Orienti di Pier Paolo Pasolini basata sulle foto di Roberto Villa realizzate nel 1973 durante le riprese del terzo film della "Trilogia della Vita". ”Sarà il mio film più colorato - nelle parole di Pasolini -  il più ricco di bellissimi colori della mia produzione" e già le località scelte e le popolazioni mediorientali ne erano testimonianza, perfettamente supportate dai costumi di Danilo Donati su centinaia di comparse e dalle scenografie del tre volte Oscar, Dante Ferretti. 

Introdotta da Ovadia, che ha dato lettura di articoli di P.P.P. usciti sulle pagine del Corriere della Sera degli anni Settanta, la mostra di Castello d’Albertis del lavoro di Roberto Villa è così oggi  un’occasione preziosa e inaspettata per riscoprire l'opera di un Maestro a mezzo secolo di distanza.      Come quando camminando per strada capita di imbattersi in qualcuno che guarda insistentemente in una direzione e non possiamo fare a meno di seguire la direzione del suo sguardo. Rimanendo inevitabilmente catturati dal suo oggetto,  che altrimenti magari non avremmo neanche notato.

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