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Le Cantine Moretti sono davvero parte importante della storia di Genova, dove tante generazioni di genovesi si sono sedute a consumare vino.
Furono aperte da Tommaso Moretti nel 1906, sui resti del seicentesco monastero cistercense di San Bernardo. E infatti alcune cisterne per il vino sono state costruite all’interno di un altare della chiesa.
All’inizio dell’attività si produceva vino con uve piemontesi, si imbottigliava e si vendeva in città. Il vino sfuso che proveniva da altri luoghi della Liguria, dal Piemonte e dalla Toscana, arrivava in botti su carri trainati da cavalli e nel locale si conservano ancora gli stangoni di legno utilizzati per lo scarico delle botti.
Nel 1946 inizia a occuparsi delle cantine Gelindo Sgrazzuti, cognato di Lorenzo Moretti, che dal 1977 rileva l’attività con il figlio Giancarlo che oggi continua a portare avanti l’attività di famiglia con i figli, facendo diventare il locale un punto di riferimento della movida genovese. All’esterno conserva la bella insegna “MORETTI”, in lamierino zincato degli anni Venti e le vetrine originali; all’interno, sotto spazi voltati, il pavimento è in pendenza verso il centro per facilitare lo scarico dell’acqua usata per lavare le botti.
All’interno gli arredi e i rivestimenti lignei – bancone, botti in legno di rovere di Slavonia, mobili e scaffalature con elementi decorativi in legno scolpito, lo scagno in mogano di Cuba che conserva etichette e timbri antichi – sono originali dei primi del Novecento. Nel locale si conservano tanti attrezzi d’epoca utilizzati per la mescita e la vendita dei vini: ebulliometri per misurare la gradazioni alcolica, misure per vendere il vino sfuso, una vecchia vasca di imbottigliamento e filtri per il vino, sui quali fa bella mostra una targa liberty del 1906.