Nostalgia
Storie ed espressioni di un sentimento, dal Rinascimento all’Arte Concettuale
A cura di Matteo Fochessati e Anna Vyazemtseva
Nel 1688 l’alsaziano Johannes Hofer, giovane laureando in medicina a Basilea, identificò nella sua Dissertatio medica de ΝΟΣΤΑΛΓΙΑ una nuova patologia clinica, classificando i malesseri fisici e psichici patiti dai soldati svizzeri durante le trasferte militari come conseguenza ed effetto della loro lontananza da casa.
Il termine nostalgia – da lui coniato unendo due radici di origine greca, nostos (ritorno a casa) e algos (dolore) – cominciò tuttavia a perdere progressivamente l’originaria connotazione medica e a far più in generale riferimento, soprattutto a partire dall’Ottocento, a stati di sofferenza determinati da forzati e dolorosi allontanamenti (da qualcosa o da qualcuno) e al disagio che si prova quando, costretti a vivere in un determinato tempo e luogo, si ritorna con struggimento al passato o a un altrove idealizzato: a un tempo e a un luogo reali (o immaginari).
La mostra intende esplorare questo sentimento ambivalente, che ciclicamente riaffiora e si riafferma in molteplici e mutevoli espressioni individuali e collettive, attraverso un percorso tra le arti figurative a cavallo tra Ottocento e Novecento. Il percorso espositivo si articola in nove sezioni tematiche, introdotte ciascuna da figure epiche e mitologiche come Odisseo, Enea e Persefone, e da celebri cantori di questo sentimento come Dante, Foscolo, Leopardi, Byron e Proust.
I temi affrontati all’interno della mostra abbracciano le diverse espressioni della nostalgia e oltrepassano il concetto di linearità temporale: la nostalgia di casa, dalla servitù d’Israele in Babilonia ai grandi fenomeni migratori a cavallo tra Otto e Novecento e della contemporaneità; la nostalgia del paradiso, presente nell’iconografia cristiana medievale e anche nella tradizione mussulmana, ispirazione per l’ideazione di sontuosi giardini; la nostalgia del classico, alimentata dal vedutismo settecentesco e dalle rovine all’epoca del Grand Tour, fonte poi di ispirazione artistica per le ricerche espressive degli anni tra le due guerre. La nostalgia nell’età della propaganda, dalle esperienze del nazionalismo romantico alla fittizia narrazione storica delle ideologie totalitarie, contraddistinta dall’avversione verso la modernità e dall’aspirazione a guardare al passato, a un tempo remoto. La nostalgia dell’antico: l’attrazione verso modelli di gusto di epoche lontane; la nostalgia dell’altrove, con i riferimenti a terre distanti, misteriose e ignote; la nostalgia della felicità, il rimpianto e il dolore per gli affetti perduti o per esperienze legate al passato. A conclusione, la nostalgia dell’infinito, quel particolare sentimento che, scaturito in epoca romantica nell’incontro con la grandiosità della natura e del cosmo, ha continuato a ispirare in tutte le epoche l’appassionato dialogo tra l’uomo e la grandiosità dell’universo.
Tra gli artisti in mostra: Giacomo Balla, Pompeo Batoni, Benedetto Bembo, Leonardo Bistolfi, Giovanni Boldini, Frank William Brangwyn, Armando Brasini, Anselmo Bucci, Michele Busiri Vici, Giacomo Antonio Caimi, Duilio Cambellotti, Gisberto Ceracchini, Galileo Chini, Primo Conti, Gino e Adolfo Coppedè, Giorgio De Chirico, Evelyn De Morgan, Fortunato Depero, Filippo De Pisis, Luigi De Servi, Albrecht Dűrer, Ferruccio Ferrazzi, Lucio Fontana, Raffaello Gambogi, Pietro Gaudenzi, Luca Giordano, Francesco Hayez, Florence Henri, Jean Auguste Dominique Ingres, Boris Iofan, Yves Klein, Anish Kapoor, Tammar Luxoro, Antonio Maraini, Pompeo Mariani, Arturo Martini, Domenico Morelli, Arturo Nathan, Adrian Paci, Renato Paresce, Alberto Pasini, Gregorio Prieto, RAM (Ruggero Alfredo Michahelles), Ruggero Savinio, George Segal, Ettore Spalletti, Giacomo Trècourt.
Collegata alla mostra, Palazzo Ducale ospita anche la rassegna di incontri "Intorno alla nostalgia": consulta il programma a questo link: Intorno alla nostalgia
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