111 cubetti di zucchero
111 cubetti di zucchero è un’immersione in un immaginario sospeso. 111 fotografie raccontano la necessità di rappresentare quella distanza sempre presente tra l’occhio di chi guarda e l’essenza di quel che viene guardato.
Vedere è come non vedere, e forse essere ciechi significa vedere meglio: ecco qui un mondo leggero che, silenzioso, ti apre la porta e ti invita ad annegare nella sua stanza per osservare la frontiera tra interiore ed esteriore. Nella ricerca di Viviana dal Lago - che prima, durante dopo la laurea in Scenografia si è dedicata alla fotografia - non ha importanza che l’immagine fotografica abbia una speciale valenza semantica: molta più importanza va alla consistenza dello spazio, o degli spazi – fisici e psicologici. 111 cubetti di zucchero è un discorso aperto, dall’ampio respiro. 111 perché «Il numero 1 è molto ricorrente nella mia vita è il numero più unico che c’è, divisore di tutti i numeri, e poi siamo tutti un tutt’uno» dice Viviana Dal Lago, per motivare la scelta del numero delle foto in mostra; mentre riguardo ai cubetti di zucchero il riferimento è un ricordo d’infanzia: la nonna anziana, non vedente, teneva sul comodino una zuccheriera di legno colma di zuccherini, e mangiava sempre e solo quelli – almeno, questo è il ricordo. «Ricordo la malattia e la sua cecità, e la camera da letto organizzata come una stanza di ospedale: sul suo comodino una zuccheriera, dentro dei cubetti bianchi di zucchero.» Da qui il nucleo della ricerca, che gira intorno alla volontà di vedere altro, come la nonna che non vedeva, ma sentiva. Alla staticità quasi afona delle immagini si affianca un flusso continuo di pensieri e ricordi malinconici, processo che mescola insieme sensibilità di ordini differenti e che denota un’attenzione speciale, appunto, per le diverse consistenze degli spazi: quello fisico, probabile deformazione da scenografa, e quello psicologico, più proprio oggetto di interesse della sua ricerca. 111 è un mondo un po’ confuso e annebbiato, in cui vive un immaginario che sta sospeso tra il ricordo, la dolcezza e la malinconia. Eppure, incredibilmente, 111 è anche geometrico e ben delineato: per questo motivo si configura come una specie di caos organizzato. L’invito è quello di immergersi e sondare la complessa relazione tra spazio fisico e spazio psicologico – ovvero, la relazione tra interiore ed esteriore.
INAUGURAZIONE GIOVEDI’ 3 OTTOBRE, ore 18
ORARIO APERTURA 15 - 20 dal lunedì alla domenica
INGRESSO LIBERO
Viviana Dal Lago, 1993, Genova. Frequenta il liceo artistico Klee Barabino a Genova, continua poi gli studi nel 2012 all’Accademia Ligustica di Belle Arti con indirizzo Scenografia, concludendo i 5 anni nel marzo del 2019. I suoi studi scenografici riprendono il lavoro di Appia e Craig che influenzeranno la sua ricerca fotografica che, inizialmente concentrata su paesaggi urbani e naturalistici, con il passare degli anni si avvicina ai vari personaggi che ne occupano lo spazio, parallelamente come uno spettatore che osserva una commedia a teatro. E’ affascinata dalla fotografia analogica che le permette di sperimentare varie tecniche di stampa e antichi apparecchi fotografici.
Progetto MIXTA Galleria Fluida - Storie di opere d'arte Mixta è una galleria fluida di arte contemporanea nata a Genova nel 2019 dall’idea di tre giovani artiste (Arianna Maestrale, Silvia Mazzella e Giulia Ottonello), e con la collaborazione grafica di wall:in (Gabriele Bricola). Tra le mire del progetto - che ricerca l’unione delle arti contemporanee, delle idee e delle persone - vi è la tendenza all’unione e alla mescolanza, come già presuppone il nome stesso della galleria (mixtus, a, um dal latino mischiato, mescolato), di pensieri, persone e arti. Mediante la formazione di un clima che favorisce la circolazione di idee, ricco di fermenti, incontri e dibattiti, Mixta vuole raggiungere e incoraggiare l’attività dei giovani artisti genovesi operanti nel campo delle arti contemporanee tramite eventi culturali, mostre, divulgazione editoriale e sociale. La forza comunicativa dei nuovi emergenti, definita dalla loro qualità estetica e concettuale, è stata estesa a luoghi insoliti e non di comune approccio al mondo delle arti contemporanee. Mixta si è allontanata dall’esposizione in galleria, classica e tradizionale, per comparire all’interno di spazi che mirano ad una forma più adatta al mondo contemporaneo così dinamico e fluido. Da qui la scelta di non garantire una sede fissa alla galleria, che infatti prende la forma degli spazi che la ospitano. In virtù delle capacità creative si promuovono il fermento e le idee dei giovani emergenti, affrontando le diverse sfaccettature artistiche attraverso il dialogo e l’esposizione, studiando e approfondendo una dialettica semplice e immediata la cui comprensione possa essere agibile anche ad un pubblico ampio e non per forza
elitario: l’arte diventa accessibile, l'interesse cresce e perciò lo scambio di idee e pensieri si fa ricco e prolifico incrementando così la curiosità per le pratiche artistiche contemporanee anche sul territorio ligure. La crescente tendenza al dialogo e allo scambio ambisce a una dinamica di crescita culturale e artistica di un’arte in fermento, cercando anche di avvicinarsi alle innumerevoli variazioni che l’arte stessa può avere. Il binario perseguito dal progetto della galleria, pertanto, si affianca e allo stesso tempo si svincola dal contesto artistico istituzionale, fornendo ai giovani un’occasione di inserimento in un mondo difficile e sottile come quello dell’arte.
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