Chiesa di San Giorgio
Chiesa di San Giorgio
Puro dna genovese. La chiesa di San Giorgio non è certamente l’unica Basilica di Genova con antichissime origini e il santo guerriero non è il patrono della città (che è, invece, San Giovanni Battista). Il culto di San Giorgio e l’importanza data alla chiesa che porta il suo nome, tuttavia, sono eccezionalmente significativi, soprattutto a partire dalle Crociate, quando l’immagine del santo che trafigge il drago sotto la bandiera con la croce rossa su fondo bianco fu portata in tutto il Mediterraneo.
La chiesa ha una pianta ottagonale: entrando, rimarrai a bocca aperta davanti all'ampio spazio che si allarga e spinge lo sguardo verso il vuoto della cupola, illuminato da finestroni.
Tra le ricche decorazioni, si segnalano gli affreschi e le tele di importanti pittori genovesi e non, come Domenico Piola, Luca Cambiaso (Martirio di San Giorgio), Claudio Cohelo, Santo Panario, Giuseppe Isola e Domenico Guidobono.
Lo stile neoclassico di metà dell'Ottocento degli esterni si innesta con originalità nel tessuto del centro storico genovese: l’ampia e morbida facciata curva e il gioco elegante delle decorazioni in stucco bianco su fondo verde pastello crea un bel contrasto con l’angusta profondità dei caruggi.
Si noti infine il campanile, inglobato in una casa vicina, riadattamento della torre medievale degli Alberici.
Per quanto riguarda la storia, si suppone che il luogo sacro fosse intitolato al santo della Cappadocia fin dalla sua fondazione, avvenuta appena il culto di San Giorgio era giunto a Genova con la milizia bizantina di cui era protettore. Il legame tra esercito e santo guerriero rimarrà per secoli, visto che la chiesa di San Giorgio, Santuario della Patria, conservava il vessillo della Repubblica, che era consegnato al capitano generale dell’armata navale genovese quando salpava verso una missione.
La chiesa bizantina era sorta sull’area dell’antico foro romano: un raro slargo pianeggiante allo snodo tra il riparo naturale del porto antico e il nucleo abitativo originario –al tempo castrum- sulla collina di Sarzano. Per avere un’idea della rilevanza di questo sito, pensa che la piazza fungeva da punto di origine per la misurazione delle distanze in miglia romane sulle vie Aurelia e Postumia che qui si incrociavano. Questa pratica diede origine a una serie di toponimi riferiti alle pietre miliari come Quarto, Quinto, Sestri (IV, V e VI milium ab urbe juanua), Pontedecimo (Pons ad X milium). Il fatto che tali toponimi siano giunti fino a noi, suggerisce il ruolo svolto da questo incrocio di assi viari nella millenaria genesi del territorio.
Attraverso i secoli, anche dopo la caduta dell’Impero Romano, si conserva la funzione del foro come centro della vita della città: nell’Alto Medioevo qui si convocava il popolo e si teneva un fiorente mercato.
Le prime fonti certe sulla chiesa partono dall’anno 964 e si ritiene che nei primi secoli del nuovo millennio l’originaria Basilica o cappella fosse divenuta collegiata.
Nei secoli la chiesa è stata ciclicamente ricostruita in nuove forme: nel Cinquecento e poi ancora all’inizio del Seicento con un forte rilancio dato dai padri Teatini su progetto dell'architetto Giacomo Lagomaggiore.
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